La mia prima esperienza di immersione subacquea con Saint-Malo Plongée Émeraude

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Cécile

Eccomi qui, a intraprendere la famosa avventura del battesimo subacqueo!

Un'occasione da non perdere!

Dopo molte esitazioni, e soprattutto molti incoraggiamenti da parte della mia collega Isabelle che è la referente per la Nautica, ecco che mi imbarco nella famosa avventura di un battesimo subacqueo.

Non avendo mai fatto immersioni subacquee, trovo già difficoltà a mettere la testa sott’acqua… Una certa apprensione si è risvegliata in me!!!! Sì, ho paura! Non l’ho mai fatto, non so com’è, non so come reagirò ma… Mi dico, questa è la mia occasione, i miei colleghi mi incoraggiano, e poi dico la famosa parola: “articolo di blog”.

“Sì sì Cécile, fai l’esperimento e fanne un articolo!”

Capirete quindi che fino al momento in cui ho indossato la muta da sub, non ero sicura di me stessa, e non ero davvero sicura di andare fino in fondo all’esperienza!

Eccomi, arrivo al centro immersioni del club Saint-Malo Plongée Emeraude, accompagnata dai miei adorabili colleghi, e mi butto! Mi viene data la muta, le pinne, la maschera… Indosso tutta questa attrezzatura e penso tra me e me che alla fine non mi sta poi così male! Beh, siamo lontani dalle sfilate di moda…

Veniamo portati a bordo piscina, per le istruzioni, senza dubbio, siamo molto ben sorvegliati.Ricorderemo tutti che gli istruttori sono molto educativi e pazienti, che si sono presi il tempo di prendersi cura di ognuno di noi, che hanno preso la temperatura per vedere se eravamo a nostro agio.

Jonathan e i suoi colleghi istruttori, ci spiegano i gesti, i segni! Bah sì, non possiamo parlare sott’acqua con la muta in bocca… Quindi dobbiamo conoscere i gesti e i segni che ci permetteranno di comunicare sott’acqua con il nostro istruttore.

Prima di immergerci nelle profondità, ci vengono date informazioni sull’attrezzatura, ma sì, oltre ad offrirci un battesimo subacqueo, impariamo! La maschera c’è, per permetterci di vedere sott’acqua, ci viene insegnata la tecnica del pizzico di naso per sbloccare le orecchie sott’acqua, ci viene spiegato che nella bombola c’è aria compressa e che possiamo resistere da 1:00 a 1:30 sott’acqua… siamo larghi! Ovviamente, non passeremo tutto quel tempo in acqua, ma è bene saperlo!
Ci hanno detto che durante le immersioni, l’autonomia può dipendere dalla profondità e dal calore dell’acqua…

Altro punto importante, quando siamo sott’acqua, Jonathan ci dice di non sorridere, voi direte che non è nella nostra natura e che proprio nella nostra professione, sorridere è essenziale, ma qui stiamo eseguendo gli ordini perché è con l’obiettivo di tenere bene la tuta … E sì, logica implacabile, quindi ci costringiamo a non sorridere per una volta! Ma è per il nostro bene!
Dopo aver ascoltato con attenzione tutte le raccomandazioni, i consigli, ridendo un po’ per scaricare lo stress che si sta accumulando dentro di me

Eccoci in acqua e magicamente con la muta galleggiamo, è fondamentale perché grazie ad essa non prendiamo freddo, e galleggiamo… Ma mi direte che non è il caso di galleggiare quando normalmente dovremmo immergerci! Sì, sì, ci sto arrivando! Jonathan prende la bombola e lo scafandro, mi dice di iniziare la mia siesta e di sdraiarmi sulla schiena per indossare il gilet che tiene l’attrezzatura… Con tutto questo non sto galleggiando, muovo i piedi come da istruzioni e non le gambe!

Sono rassicurata, un istruttore per ognuno dei partecipanti. Accompagnati da Jonathan, seguendo alla lettera le sue istruzioni, mi addentro nel pozzo della piscina, effettuo la tecnica di staccare le orecchie e avanzo gradualmente in profondità… non troppo velocemente, andiamo lentamente ed è tanto meglio!

Supero il primo stop di profondità, Jonathan mi chiede, con dei segni, se per me va tutto bene. Faccio un segno a mia volta, torniamo su perché sento che le mie orecchie non sono correttamente scollegate, un rapido controllo dell’attrezzatura, delle mie orecchie e hop ci immergiamo di nuovo, faccio dei giri in piscina per scendere ancora più in profondità… ma non troppo in profondità, mi prendo il tempo di aprire gli occhi e vedo il mio collega seduto sul fondo della piscina!

Allora io, a differenza di Adjani, non ho toccato il fondo della piscina con il mio maglioncino navy, ma sono andata a quasi 6 metri di profondità! Non esageriamo per essere la prima volta…

Risalgo tranquillamente e con un colpo di pinne sono di nuovo in superficie… Sono tutta contenta di questa esperienza, che mi ha permesso di superare i miei limiti.
Lascio la muta da sub, lasciata a uno dei miei colleghi, e galleggio tranquillamente prima di uscire dall’acqua. Mi lascio andare un po’ alla pressione e condivido la mia esperienza con i colleghi che sono rimasti all’asciutto! Trasmetto le mie paure e le mie gioie, il mio entusiasmo fa venire voglia anche a loro! E funziona…

Il piccolo debriefing post immersione, che ci riporta a questa esperienza condivisa, l’abbiamo vissuto ognuno a modo suo e la mia collegiale Ludivine mi ha detto che le ha fatto venire voglia di continuare la sua esperienza e che ha un appuntamento per un’immersione in mare a breve! Quanto a Blandine, mi ha raccontato come si è sentita in questa immersione, che l’ha fatta lasciare andare completamente, ha avuto questa sensazione di essere tagliata fuori dal mondo, di essere in un nuovo universo.

Penso che si possa dire che è una missione compiuta per i nostri amici del club di subacquea! Perché per la durata di una sessione, ci siamo totalmente disconnessi dalla nostra vita quotidiana per perdere ogni nozione di tempo e di controllo su ciò che conosciamo! Alla fine eravamo tutti rilassati, una sensazione di serenità che ci ha fatto venire voglia di rifare tutto da capo e ci ha rassicurato a ripetere l’esperienza ma in mare…
E poi se un giorno Jean Reno e Jean-Marc Barr vorranno venire a fare un remake, sappiamo dove indirizzarli: Saint-Malo Plongée Émeraude!!!

Ora posso vantarmi di aver fatto la mia prima immersione e soprattutto di aver ottenuto un bel diploma!

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